Tuonò a San Siro, Ma il Napoli non si Arrende!
- Rosario Caracciolo

- 29 set
- Tempo di lettura: 3 min
L’ Equilibrio tradito dagli episodi

Si dice “tanto tuonò che piovve”, e il proverbio sembra calzare a pennello dopo la sconfitta del Napoli a San Siro contro il Milan. Un 2-1 che lascia più amaro che rabbia, perché se la vittoria rossonera è figlia di episodi sfruttati al massimo, il verdetto del campo racconta di un Napoli che non si è mai arreso, pur pagando errori di posizionamento e qualche leggerezza di troppo. Nel primo tempo i rossoneri hanno capitalizzato due distrazioni difensive: prima Pulisic, poi Saelemaekers, entrambi lasciati colpevolmente soli davanti a Meret. Due tiri, due gol, e partita in salita.
Ma parlare di superiorità del Milan sarebbe una menzogna bella e buona. L’equilibrio è stato palese: sei tiri nello specchio per parte, possesso palla costantemente in mano agli azzurri e la sensazione che, senza errori individuali, il risultato sarebbe stato ben diverso.
Il rigore che riaccende la gara

Nella ripresa il match cambia volto grazie all’espulsione di Estupiñán, punito (solo grazie al VAR, perché l’arbitro Chiffi aveva visto appena un giallo) per fallo da ultimo uomo su Di Lorenzo. Dal dischetto De Bruyne accorcia e riaccende le speranze. Da lì in avanti è stato un assedio: dentro Neres, Lucca, Elmas, Hilour e Lang. Un forcing continuo, con un fortino eretto davanti a Maignan, ma senza la zampata decisiva. Da segnalare solo una sassata di Neres, respinta dal portiere francese con un intervento prodigioso.
Eppure, qualcosa è mancato. Niente tiri da fuori, pochi cross, una manovra a tratti troppo compassata. Højlund non ha mai dato profondità, troppo isolato e fuori dalla manovra. McTominay e Anguissa sono apparsi in evidente difficoltà, mentre De Bruyne è ancora lontano parente del fuoriclasse ammirato al Manchester City.
La questione centrocampo

Qui casca l’asino: il cosiddetto “Fab Four” del centrocampo azzurro oggi sembra più un problema che una risorsa. Anguissa in particolare ha giocato un primo tempo svagato, lento sulle seconde palle e con un fisico tutt’altro che brillante. McTominay appare inceppato, privo di quegli inserimenti che lo hanno reso devastante un anno fa. E lo stesso De Bruyne, al netto del rigore, non è ancora il trascinatore di un reparto che rischia di rallentare l’intera squadra.
Un paradosso: mai come quest’anno il Napoli ha un centrocampo di qualità stellare, eppure proprio lì si annidano le difficoltà più evidenti. Manca freschezza, manca aggressività, manca il dinamismo che invece hanno mostrato, nei pochi minuti a disposizione, giocatori come Lang e Neres.
Difesa rimaneggiata, ma senza colpe

Capitolo retroguardia: con mezza difesa ai box (Rrahmani, Spinazzola, Buongiorno, Olivera), tocca a Marinucci e Juan Jesus reggere l’urto. E i due non hanno affatto demeritato: anzi, il giovane Under 21 ha mostrato personalità e voglia, mentre il veterano ha garantito solidità. L’errore più pesante resta quello di Gutierrez sul gol di Saelemaekers, ma generalizzare sarebbe ingiusto. Il problema è stato collettivo: centrocampo e difesa scollegate, scalature sbagliate, reparti che non hanno comunicato.
L’arbitro e la solita narrazione

Sul fronte arbitrale, ancora una volta il Napoli esce penalizzato. Sul 2-0 c’è un netto fallo in area di Tomori su McTominay, ignorato da Chiffi e neppure corretto dal VAR. Poi l’espulsione di Estupiñán, sacrosanta, ma arrivata solo dopo il controllo tecnologico. Gli episodi parlano chiaro: due pesi e due misure. E intanto a Milano si brinda a una vittoria che la Gazzetta dello Sport, non a caso giornale meneghino, dipinge come trionfo, quando la verità è che il Napoli non è stato affatto inferiore.
Il pensiero finale del Giornalista Tifoso ROSARIO CARACCIOLO

Questa sconfitta brucia, inutile negarlo. Ma chi parla di dominio rossonero mente sapendo di mentire. Il Napoli ha perso per colpe proprie, non per superiorità altrui. E qui sta la differenza: correggere errori tattici, ritrovare brillantezza nei big e dare fiducia a chi oggi ha più gambe e fame può cambiare subito il destino. Non è tempo di drammi: siamo alla quinta giornata, gli azzurri sono primi in classifica assieme a Roma e Milan, e mercoledì c’è la Champions League contro lo Sporting al Maradona.
Ma guai a sottovalutare i segnali: gli infortuni sono troppi e vanno spiegati, il centrocampo va ripensato, l’attacco deve diventare più feroce. Una cosa però è certa: questo Napoli non si piega, non molla e non arretra. Le favole scritte altrove, dai giornali del Nord, non ci interessano. Noi siamo il Napoli, e fino alla fine tutti dovranno fare i conti con noi.
Forza Napoli Sempre!!!!







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