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“Si può Vendere il Vesuvio, Ma Improta No!” ...Omaggio Al Baronetto di Posillipo

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 26 ago
  • Tempo di lettura: 4 min
GIANNI IMPROTA...IL BARONETTO DI POSILLIPO...E LEGGENDA ETERNA!!!!
GIANNI IMPROTA...IL BARONETTO DI POSILLIPO...E LEGGENDA ETERNA!!!!


C’è un filo invisibile che lega Napoli ai suoi figli più veri. Non si tratta soltanto di talento calcistico, ma di sangue, anima, appartenenza. È il filo che unisce il Vesuvio al mare, Posillipo al San Paolo, un ragazzo di quartiere a un popolo intero. Quel ragazzo si chiama Giovanni Improta, ma tutti lo ricordano come “il Baronetto di Posillipo”. Non per caso, non per leggenda, ma perché davvero il suo stile, dentro e fuori dal campo, aveva la nobiltà di chi nasce principe senza bisogno di titoli.


Dall’azzurro di Posillipo all’azzurro del Napoli


GIANNI IMRPROTA CON I COLORI AZZURRI!!!
GIANNI IMRPROTA CON I COLORI AZZURRI!!!

Nato il 22 gennaio 1948 a Napoli, quartiere Posillipo, Improta cresce respirando il profumo del mare e l’orgoglio della sua gente. Con il pallone tra i piedi dimostra subito di avere qualcosa di diverso: tecnica elegante, visione di gioco, passo leggero ma deciso. Il Napoli lo porta nelle giovanili e da lì comincia una storia che resterà impressa nella memoria dei tifosi.

Il suo esordio in prima squadra non è una comparsata: già nel 1969-70 conquista spazio e fiducia, collezionando presenze e gol in un campionato che porta gli azzurri al sesto posto.


È l’anno del Mondiale messicano, quello di Juliano convocato in Nazionale, e di un Napoli che sogna di insidiare i grandi del Nord. Improta diventa uomo squadra, punto di riferimento, con numeri importanti anche nelle coppe: 28 presenze e 4 gol in tutte le competizioni.

La stagione successiva è ancora più intensa: il Napoli di Altafini, Zoff e Juliano lotta addirittura per lo scudetto, ma lo perde di misura contro l’Inter in uno scontro diretto condizionato da un rigore discutibile. Improta però è protagonista: gioca 30 partite, segna, si impone. In coppa Italia arriva persino a tre gol in undici gare. E la sua eleganza conquista tutti.


L’anno della consacrazione


GIANNI IMPROTA STAGIONE 1971/72!!!!
GIANNI IMPROTA STAGIONE 1971/72!!!!

Il 1971-72 sarà la stagione migliore per il Baronetto: 40 partite complessive, 8 gol, un rendimento che lo consacra come uno dei centrocampisti più raffinati del calcio italiano. È l’immagine di un Napoli che sogna ma non riesce a trasformare quel talento collettivo in scudetto. Eppure Improta resta, simbolo di stile e concretezza.


Lo striscione che divenne leggenda


GIANNI IMPROTA CON I COLORI DELLA SAMPDORIA
GIANNI IMPROTA CON I COLORI DELLA SAMPDORIA

Poi arriva il 1973. Il presidente Corrado Ferlaino decide di cedere Improta alla Sampdoria. Una decisione che ferisce la città, che tradisce persino la parola data al giocatore pochi giorni prima del suo matrimonio. E Napoli insorge. A Posillipo appare lo striscione che rimarrà scolpito nella storia del calcio: Si può vendere il Vesuvio, ma Improta no.”

Non era solo un grido di protesta, era un atto d’amore. I tifosi avevano scelto il loro eroe, lo avevano difeso come simbolo di una città che non si piega al potere e ai soldi. Ma la cessione avviene lo stesso. Improta parte per Genova, con la moglie Maria e il cuore azzurro ancora pulsante.


Un Baronetto del Sud


GIOVANNI IMPROTA CON LA MAGLIA DEL CATANZARO
GIOVANNI IMPROTA CON LA MAGLIA DEL CATANZARO

La carriera di Improta non si ferma. Da Avellino a Catanzaro, passando per il Lecce, lascia ovunque un segno indelebile. A Catanzaro diventa addirittura capitano, idolo e punto fermo di una squadra che vive i suoi anni migliori in Serie A. Ma il richiamo della sua terra resta troppo forte: nel 1979 il Napoli lo richiama, per una stagione che gli permette di chiudere il cerchio con 21 presenze e 3 gol.

Alla fine saranno 174 partite e 22 reti in maglia azzurra. Numeri importanti, ma soprattutto emozioni che non si cancellano.


Il Baronetto fuori dal campo


Dopo il calcio giocato, Improta resta protagonista. Allenatore, dirigente, presidente del Comitato Regionale Campania della FIGC, direttore generale del Catanzaro, dirigente della Juve Stabia, direttore tecnico della Sambenedettese. Ma soprattutto opinionista televisivo, voce lucida e rispettata a Canale 21, punto di riferimento per tanti tifosi che ancora oggi lo ascoltano con attenzione.

E poi c’è la musica, l’altra sua passione. Con il maestro Enzo Di Domenico incide un vinile negli anni ’70, con brani che restano ricordi preziosi, testimonianza di un calcio che sapeva ancora abbracciare l’arte e la vita.


Il mito resta


“il Baronetto di Posillipo” in un Napoli-Fiorentina dove Improta incanta con tre gol.!!!
il Baronetto di Posillipo” in un Napoli-Fiorentina dove Improta incanta con tre gol.!!!


Antonio Ghirelli, maestro del giornalismo, lo battezza “il Baronetto di Posillipo” in un Napoli-Fiorentina dove Improta incanta con tre gol. Da quel giorno, quel soprannome diventa la sua seconda pelle. E ancora oggi, a distanza di decenni, basta pronunciare quel nomignolo per evocare classe, eleganza, appartenenza.

Non fu mai chiamato in Nazionale maggiore, forse per invidie, forse per sfortune. Ma per i napoletani, Improta non aveva bisogno di convocazioni: era già leggenda.


Il pensiero del giornalista tifoso, Rosario Caracciolo


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Amici miei, raccontare la storia di Giovanni Improta è come accendere un faro su ciò che Napoli rappresenta: orgoglio, appartenenza, bellezza. Improta non è stato solo un calciatore, ma un simbolo. La sua eleganza, la sua coerenza, il suo amore per il Sud lo rendono un eroe senza tempo. Chi ha vissuto la sua cessione ricorda ancora quelle parole sullo striscione: “Si può vendere il Vesuvio, ma Improta no.” Non era uno slogan, era un giuramento.


E io, da giornalista tifoso, vi dico che Napoli non dimentica i suoi figli veri. Improta resta scolpito come un principe del nostro calcio, uno che non ha mai tradito le sue radici. Raccontarlo è un privilegio, esser suo amico è un orgoglio. Perché certi uomini, al di là dei numeri e delle stagioni, restano leggenda. E Improta, il Baronetto di Posillipo, è leggenda eterna.


Rosario Caracciolo

 
 
 

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