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OLTRE LA RIVALITÀ, OLTRE LA PAURA: ROMA–NAPOLI È UNA SENTENZA

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 30 nov
  • Tempo di lettura: 3 min
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di Rosario Caracciolo – ilgiornalistatifoso.it-Napoli Cuore Azzurro

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DAL “DERBY DEL SOLE” ALLA NOTTE DEI CONTI FINALI


Una volta era festa. Una volta Roma e Napoli si scambiavano bandiere, cori, rispetto. Gli ultras azzurri guardavano ai giallorossi come a un modello: i loro canti diventavano ispirazione, quasi rituale. Ma tutto ciò è storia sepolta. La frattura arriva negli anni ’80: prima i fischi a Bruno Giordano nel 1986, poi il gesto dell’ombrello di Salvatore Bagni sotto la Curva Sud nel 1987, miccia che diventa incendio. E da allora, anno dopo anno, la crepa diventa voragine, fino al dramma irreparabile del 3 maggio 2014, quando l’omicidio di Ciro Esposito per mano di Daniele De Santis ha cancellato per sempre ogni possibilità di ricucire.

Oggi Roma–Napoli non è un derby. È un giudizio. È un verdetto scritto su strati di storia, polemiche, rancori e ambizioni.


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STAVOLTA VALE LO SCUDETTO PER DAVVERO


Che questa sfida valesse il titolo non era mai accaduto. Nella tradizione, Roma e Napoli si sono incrociate in alto, sì, ma mai a questo livello. Non nel 1981, quando la Juventus travolse entrambe. Non nel 1989, pur con gli azzurri avviati verso il tricolore. Stavolta è un’altra storia: 27 punti per la Roma di Gian Piero Gasperini, 25 per il Napoli di Antonio Conte. Cinquantadue punti complessivi alla tredicesima giornata: numeri da scontro d’élite.

Due squadre specchiate: il 3-4-1-2 giallorosso contro il 3-4-2-1 azzurro. Due idee di calcio che si guardano allo specchio, senza paura.


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LA ROMA DI GASPERINI, RITMO E VELENO


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L’ambiente è carico, a mille. Quattro vittorie consecutive, entusiasmo risalito alle stelle e consapevolezza che cresce partita dopo partita. Gasperini, squalificato ma onnipresente, ritrova Manu Koné ed El Aynaoui dopo gli affanni di coppa. Sulla trequarti è probabile la conferma di Matías Soulé e Lorenzo Pellegrini, due che respirano creatività. Pronti a subentrare Leon Bailey ed El Shaarawy, mentre davanti il ballottaggio coinvolge Ferguson, Baldanzi e Paulo Dybala.


Dietro si rivede Mario Hermoso, accanto a Gianluca Mancini e N'Dicka, con Svilar a governare la porta. Sulle corsie, chance concreta per Celik, mentre a sinistra agirà Wesley.


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IL NAPOLI DI CONTE, FERITO MA NON PIEGATO


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Il nuovo patto di Castel Volturno ha rimesso ordine, ma la malasorte continua a chiedere il conto. Gli stop di Gutierrez e Gilmour costringono Antonio Conte a reinvenzioni continue. Recupera Leonardo Spinazzola, ma solo per la panchina. Il sistema resta il 3-4-2-1 che ha ridato equilibrio e fame.


Davanti, fiducia totale a Rasmus Højlund, sostenuto da Lang e Neres. In mezzo, diga formata da Scott McTominay e Stanislav Lobotka, con Giovanni Di Lorenzo e Mathías Olivera sugli esterni. Dietro, il fortino: Beukema, Amir Rrahmani, Alessandro Buongiorno. In porta l'intoccabile Vanja Milinković-Savić.

È un Napoli decimato ma feroce. Chi lo crede finito, sbaglia prospettiva.


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SOTTO LE LUCI DELL’OLIMPICO, UNA SENTENZA


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Davide Massa dirige la sfida, con Meli, Alassio, Aureliano e Di Bello al VAR. Ma questa partita non la decidono gli arbitri: la decide il coraggio. La decide chi saprà superare la paura della storia, dei precedenti, delle cicatrici.

La Roma vuole dimostrare di essere da scudetto sul serio. Il Napoli vuole ricordare a tutti perché porta sul petto il tricolore.

Stasera non è una partita.

 È un testamento sportivo.


 LA VERITÀ CHE NON PIACE A NESSUNO


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Il calcio italiano si riempie la bocca di “rivalità storiche”, ma qui c’è molto di più. Qui c’è una ferita sociale, un derby che ha smesso di essere luce per diventare tempesta. Eppure, paradossalmente, proprio da questa tempesta nasce la sfida più bella, più importante, più tecnica degli ultimi decenni tra Roma e Napoli.

Chi vince potrà parlare di scudetto senza più ipocrisie. Chi perde dovrà guardarsi allo specchio e fare i conti con la propria fragilità.

Il calcio è crudele, sì, ma è sincero: stasera l’Olimpico non perdona.

 E a differenza della storia, il campo non fa sconti a nessuno.

 
 
 

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