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Napoli, Ultimi 270 Minuti per la Gloria! Basta Alibi, Basta Pianti. La Verità è Figlia del Campo

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

 



Ci siamo. Mancano tre partite, 270 minuti più recupero, e questo campionato schizofrenico dirà la sua verità. Napoli e Inter si giocano lo Scudetto come due pugili all’ultimo round: la squadra di Antonio Conte, silenziosa, concreta e mai osannata, contro i campioni in carica di Simone Inzaghi, che da settimane hanno messo il disco fisso sul pianto arbitrale. Ma come? Quando erano i napoletani a lamentarsi di certi fischi, erano definiti piagnoni, complottisti, “poveri di cultura sportiva”. Ora che a piangere sono gli interisti, la narrazione cambia. “Hanno ragione, subiscono torti”. Per favore. Basterebbe solo questo a spiegare quanto sia distorto e a tratti nauseante il racconto che molti media offrono al paese calcistico.



De Laurentiis è rientrato dalle Maldive. Ha incontrato o incontrerà presto Conte. Il tecnico ha fatto un capolavoro, con tutti i limiti di una squadra rivoluzionata, priva di Kvaratskhelia e senza una punta da 20 gol. Eppure il Napoli ha già messo insieme 23 vittorie, ha perso solo 4 volte e vanta 17 clean sheet. Roba da prima d’Europa. E quei 20 punti in più che dovevano essere il minimo sindacale per Conte? Non solo li ha raggiunti. Li ha superati.

L’Inter, dal canto suo, si è persa nel momento chiave. Da 94 punti dello scorso anno è passata a 74, a tre giornate dalla fine. Una discesa verticale. Hanno provato a inseguire tutto: Scudetto, Coppa Italia, Champions League. Ma la tracotanza, direbbero i greci, si paga. E mentre Inzaghi veniva messo sulla graticola a Milano, Conte a Napoli costruiva un muro. Il bel gioco? Nessuno l’ha mai chiesto. Conte è venuto a dare fastidio, a restituire orgoglio, a portare il Napoli dove merita: in alto.



Domenica c’è il Genoa, poi le ultime due. E guai a parlare di festa in anticipo. Chi lo fa non ha capito nulla. Questo è un campionato pazzo, dove basta una buccia di banana per perdere tutto. Ma è anche un campionato in cui il Napoli ha costruito un'identità feroce, figlia della fatica, non dell’estetica. Come il suo popolo. Un popolo che soffre, combatte e non si arrende.

 

✍️ Il pensiero del Giornalista Tifoso



Mai come oggi sento il bisogno di dire una verità che da mesi tengo dentro. Questo Napoli, ragazzi miei, non è solo una squadra: è un grido. Un urlo che viene dal ventre della città, dalla sua gente, dai vicoli, dalle periferie, dai marciapiedi che hanno visto nascere bambini con il pallone al piede e sogni negli occhi. Questo Napoli è Antonio Conte, che non ride, non si vende, non fa inchini ai potenti ma lavora, lavora, lavora. È un calcio operaio, sporco di terra, che non ha bisogno di applausi. Ha bisogno di rispetto.
Abbiamo sentito di tutto: che il Napoli sarebbe crollato, che Conte non era adatto, che De Laurentiis voleva solo galleggiare. E invece eccoci qui, a tre partite dalla fine, col fiato sul collo di chi diceva di avere già lo Scudetto cucito sul petto.
E allora, sì: siamo ancora lì. Con la nostra faccia, con le nostre cicatrici, con la voce roca e il cuore in gola. A lottare. Perché se c’è una cosa che Napoli non sa fare è arrendersi. E se qualcuno pensa di aver già scritto il finale, sbaglia di grosso. Perché il calcio, come la vita, è imprevedibile. E Napoli, la vera Napoli, quella che cammina sotto il Vesuvio con la schiena dritta, non molla. Mai. Forza Napoli Sempre!!!!

 
 
 

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