Napoli, La Crisi dell’Anima
- Rosario Caracciolo

- 11 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Il Napoli attraversa il momento più complesso dell’era Conte. E non si tratta soltanto di risultati o moduli, ma di qualcosa di più profondo: una crisi di identità, di spirito, di appartenenza.Le voci sulle presunte dimissioni del tecnico hanno agitato l’ambiente, ma sono state immediatamente smentite dal presidente Aurelio De Laurentiis. Con un post lucido e deciso su X, il patron ha ribadito: “Leggo sul web la favola delle dimissioni di Conte… Tra me ed Antonio esiste da sempre una sintonia speciale”. Parole che suonano come uno scudo, ma anche come un richiamo all’unità in un momento di evidente smarrimento.
De Laurentiis, la calma del comandante

Il numero uno azzurro ha voluto mandare un segnale chiaro ai tifosi: “Sono orgoglioso di avere al mio fianco un uomo vero come Antonio Conte”.Il messaggio è duplice: confermare la fiducia nell’allenatore e rassicurare una piazza inquieta. De Laurentiis sa bene che la stagione non è compromessa, ma avverte la necessità di una scossa. Il Napoli investirà sul mercato di gennaio: nomi come Arthur Atta, Morten Frendrup, Brooke Norton-Cuffy e persino Federico Chiesa circolano con insistenza. Segnali di un club che non intende arrendersi, disposto a mettere sul piatto 50 milioni di euro per ridare forza e competitività a una rosa che, al netto dei nove acquisti estivi, non ha ancora trovato la sua anima.
Conte, l’uomo che aveva previsto tutto

Già a Dimaro, in estate, Antonio Conte aveva messo in guardia tutti: “Sarà una stagione difficilissima”. Non un caso, ma una premonizione da allenatore esperto che conosce le fragilità di un gruppo appena sazio di gloria.Mimmo Carratelli lo aveva scritto: la crisi del Napoli nasce da lì, dal giorno in cui l’entusiasmo post scudetto ha lasciato spazio alla realtà di un ciclo da ricostruire. Conte, oggi, prova a ricompattare un gruppo diviso, ma l’assenza di mordente e la mancanza di quella fame da “popolo in corsa” rendono il cammino tortuoso.
Marino e la diagnosi più dura

Le parole dell’ex dirigente Pierpaolo Marino, dopo la disastrosa sconfitta di Bologna, pesano come macigni: “Abbiamo assistito ad una delle più brutte partite del Napoli di Conte… esiste un problema di condizione fisica e di compattezza del gruppo”.Non c’è solo il crollo atletico, ma qualcosa di più profondo. Una spaccatura di spogliatoio, una mancanza di solidarietà tra giocatori che non si aiutano più, che non si guardano negli occhi. Marino aggiunge: “Gli allenatori devono fare gli allenatori e i direttori sportivi devono fare i direttori sportivi”, sottolineando un disequilibrio di poteri tra campo e dirigenza che rischia di minare la serenità dell’ambiente.
Napoli, il bivio dell’orgoglio

Il Napoli oggi è in bilico tra la rinascita e la resa. Ha perso la brillantezza, la fluidità, la capacità di aggredire le partite con ferocia.Il rischio è quello di cadere in un appagamento da Campioni d’Italia, un torpore psicologico che frena ogni slancio. Conte, dopo il ko di Bologna, si è assunto ogni responsabilità, ma ha lanciato un messaggio chiaro: serve unità.E De Laurentiis, blindandolo pubblicamente, ha tracciato la linea: si va avanti insieme, oppure non si va affatto.
Pensiero finale

Il Napoli non è un club qualunque: è una fede popolare, un respiro collettivo, un simbolo di appartenenza. E oggi ha bisogno di ritrovare se stesso più che i punti.Non bastano i moduli, non bastano i proclami, non bastano i milioni. Serve l’anima, quella che ha reso questa squadra un modello e una città unita dietro i suoi eroi.La sosta servirà a chiarire idee e uomini: chi resta, deve crederci davvero; chi ha perso fame e cuore, deve farsi da parte.Perché Napoli non può permettersi di galleggiare nel dubbio.O si riparte tutti insieme, “anema e core”, oppure si rischia di diventare spettatori del proprio tramonto.







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