Napoli in Fuga, Ma quante Ombre sul Finale
- Rosario Caracciolo

- 23 set
- Tempo di lettura: 3 min

La vittoria e la fuga

Quattro vittorie su quattro, Napoli a punteggio pieno, capolista solitaria della Serie A. È questo il dato che conta, il biglietto da visita che la squadra di Antonio Conte si porta dietro dopo il sofferto 3-2 sul Pisa. Parlare di “mini-fuga” è forse eccessivo, ma di certo c’è un primo strappo in classifica. Ed è un segnale importante, perché in un campionato lungo e logorante partire forte è spesso la base di ogni successo.
Il Napoli ha vinto con sofferenza, è vero, ma ha vinto. E in Italia questo resta l’unico parametro che fa la differenza. Chi mastica calcio lo sa: sono proprio i successi sporchi, conquistati al 96’, che costruiscono le fortune di una stagione.
Le luci del Maradona

C’è tanto da salvare, a partire dalle reti di Gilmour e Spinazzola, due colpi che hanno aperto e indirizzato la gara. Il centrocampista ha dimostrato personalità e capacità di inserimento, mentre l’esterno ex Roma sembra tornato quello degli Europei 2021: gambe fresche, coraggio e qualità. E poi c’è il sigillo di Lorenzo Lucca, entrato con la giusta fame e autore di un gol da centravanti vero, servito al bacio da McTominay. Una risposta pesante a chi, troppo frettolosamente, lo aveva bollato come acquisto sbagliato.
Non è un caso se proprio Conte, in conferenza stampa, ha sottolineato come il lavoro su Lucca e sugli altri nuovi stia procedendo con pazienza e metodo. Nove innesti non si integrano in un giorno, eppure già oggi si intravede la mano dell’allenatore.
Le ombre di una vittoria

Non si può però ignorare la sofferenza finale. Il gol su rigore di Nzola, generoso e figlio di una decisione discutibile dell’arbitro Crezzini, ha riaperto una partita che sembrava chiusa. Ancora peggio l’ingenuità di Di Lorenzo, protagonista di una settimana da incubo, che ha regalato al Pisa il pallone del 3-2 con Lorran. Errori che hanno fatto rivivere ai tifosi i fantasmi già visti contro la Fiorentina, con finali vissuti più con paura che con controllo.
E qui si accendono i campanelli d’allarme: la difesa non convince. Beukema e Buongiorno non sono stati all’altezza, mentre l’ingresso di Juan Jesus ha portato più solidità di quanto avessero fatto i titolari. Meno brillanti anche De Bruyne e Hojlund, quest’ultimo troppo egoista in alcune scelte di gioco. Eppure, i correttivi arrivati con Lobotka e Anguissa hanno dimostrato ancora una volta che la vera spina dorsale del Napoli resta la vecchia guardia.
La verità del campo

Al netto delle polemiche arbitrali – tra il rigore generoso, l’intervento del VAR Mazzoleni e il gol annullato a Elmas per un fuorigioco millimetrico di Hojlund – il risultato finale dice che il Napoli ha portato a casa la quarta vittoria consecutiva. Lo ha fatto con carattere, ma anche con troppa superficialità nella gestione del vantaggio. E questo è il nodo che Conte ha già messo nel mirino: “Napoli deve proteggere questa squadra da tutto e per tutto, perché già da fuori arrivano missili”.
Un avvertimento chiaro, una frecciata che ha il sapore di monito. Il gruppo va difeso, blindato, sostenuto. Perché fuori dal Maradona ci sarà sempre chi proverà a destabilizzare l’ambiente.
Pensiero finale del Giornalista Tifoso ROSARIO CARACCIOLO

Questa è la fotografia del momento: il Napoli è primo, imbattuto e vincente. Ma attenzione: non basta guardare la classifica per sentirsi al sicuro. Perché se è vero che l’entusiasmo vola, è altrettanto vero che le disattenzioni rischiano di costare caro. E allora il messaggio deve essere chiaro: basta leggerezze, basta regali. Chi porta lo scudetto sul petto deve onorarlo fino all’ultimo respiro.
La Juventus rincorre, l’Inter scalpita, il Milan aspetta il faccia a faccia del weekend. Gli avversari sono agguerriti e non regaleranno nulla. E allora che sia il Napoli stesso a non regalare più nulla, a nessuno. Perché le vittorie sofferte fanno grande una squadra, ma solo se diventano eccezioni, non abitudini.
Il Napoli di Conte è forte, lo sa e lo deve dimostrare con più lucidità e meno paure. Difendere il primato significa crescere nella testa prima ancora che nei piedi. E se davvero, come dice il mister, da fuori piovono missili, allora serve una corazza blindata dentro lo spogliatoio. Qui non basta vincere: bisogna convincere, dominare e soprattutto zittire i soliti soloni pronti a criticare ogni passo falso.
Perché la verità è una sola: il Napoli resta il padrone del suo destino. Ma guai a fermarsi, guai a sottovalutare gli errori. La fuga è iniziata: ora bisogna renderla inarrestabile.







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