Il Rigore, Le Chiacchiere e l’Ipocrisia: il Calcio Malato che Odia Napoli!
- Rosario Caracciolo

- 28 ott
- Tempo di lettura: 4 min
La miccia e il solito copione

L’ottava giornata di Serie A si è chiusa tra le solite ombre arbitrali, polemiche e insinuazioni che, ormai, sono diventate un copione ripetuto. Il rigore assegnato al Napoli contro l’Inter, nel 3-1 del Maradona, è bastato per accendere il fuoco di un dibattito tossico. Giornalisti, opinionisti, ex arbitri: tutti pronti a giudicare, a sminuire, a insinuare. Ma di che parliamo? Di un episodio che, anche togliendolo, non cambia il verdetto tecnico: Napoli superiore, Inter sconfitta. Il resto è teatro, montato da chi ha bisogno di spostare l’attenzione.
Criscitiello e la solita doppia morale

Nel suo editoriale su Sportitalia.it, Michele Criscitiello ha puntato il dito contro il sistema arbitrale, parlando di “mediocrità” e di “fallimento della scuola Rocchi”. Fin qui, nulla da eccepire. Ma quando arriva a dire che il rigore “ha indirizzato la gara”, scivola in quella che ormai è una costante: il preconcetto contro Napoli. Perché nessuno, mai, si scandalizza quando errori clamorosi favoriscono Juventus o Inter? Perché quando a vincere è Napoli, si cerca sempre l’alibi tecnico? Le verità, caro Criscitiello, non si piegano alla geografia. Né alle amicizie di redazione.
Il silenzio sui veri scandali: Lautaro e la morale rovesciata

Nessuno, o quasi, ha sottolineato l’atteggiamento inqualificabile di Lautaro Martínez, capitano dell’Inter, che dopo il fischio finale ha perso completamente il controllo. Un giocatore che insulta, che provoca, che invita un allenatore nel sottopassaggio, meritava l’espulsione diretta. E invece? Tutto taciuto, anzi, glorificato da chi lo ha descritto come un esempio di “calcio vero”. Ma se fosse stato un giocatore del Napoli, i titoli sarebbero stati impietosi: “scena indegna”, “atteggiamento antisportivo”, “immagine negativa per il calcio”. Ecco la vera ipocrisia: due pesi, due misure. Quando il protagonista si chiama Lautaro, si parla di passione; quando si chiama Di Lorenzo, si parla di simulazione. È questo il metro di giudizio che sta distruggendo la credibilità del calcio italiano.
Bergonzi, Calvarese e il processo televisivo


A rincarare la dose, gli ex arbitri Bergonzi e Calvarese, protagonisti di un circo televisivo dove il Var diventa strumento di vendetta. Hanno definito “antisportivo” il gesto di Di Lorenzo, arrivando persino a invocare un cartellino giallo per simulazione. Lo stesso Calvarese che nel 2021 assegnò un rigore inesistente a Cuadrado, costando al Napoli una qualificazione Champions. E adesso, questo signore si erge a moralizzatore? Siamo oltre il paradosso: è l’arroganza di chi non chiede scusa ma giudica, forte di microfoni che puzzano di parzialità.
L’odio travestito da analisi

Lettera di un tifoso interista ad Oriali:
"Statti a Napoli. Dovete cancellarlo dalla nostra storia.
Bandiera nerazzurra un cavolo, complice attivo di questo schifo.
Vederti inveire, protestare e stressare il quarto uomo al posto del tuo padrone Antonio Conte,contro quella che definivi la tua squadra del cuore fa di te uno dei più grandi disonori sportivi mai visti in vita mia.
Esulta pure, che noi non ti vogliamo mai più vedere"...
E poi arrivano le lettere, gli insulti, i “statti a Napoli” indirizzati a Gabriele Oriali, reo solo di difendere con dignità il progetto azzurro. Si è arrivati al punto di trasformare il tifo in discriminazione geografica. Non è rivalità sportiva: è odio travestito da ironia, un veleno che si ripete da decenni. È un razzismo non di colore, ma di appartenenza. Di città. Di cultura. E finché gli ordini professionali — Ordine dei Giornalisti in primis — continueranno a tacere, saranno complici di questo degrado.
Conte, il condottiero e l’esempio

Mentre il paese discute di rigori, il vero spettacolo lo ha dato Antonio Conte: un condottiero che ha trasformato una squadra ferita in un gruppo coeso, compatto, disciplinato. Il Napoli ha vinto con gioco, intensità e orgoglio. Altro che “rigorino”: la lezione l’ha data sul campo, con i fatti. E mentre Lautaro perdeva la testa, Conte mostrava la lucidità del leader. È questa la differenza tra chi costruisce e chi reagisce con rabbia.
La chiamata all’orgoglio

Oggi il Napoli rappresenta una realtà economica solida, un modello di gestione e di identità. Eppure, continua a essere trattato come corpo estraneo da un sistema che non ha mai digerito un Sud vincente. Serve unità: tra tifosi, stampa e istituzioni. Serve protezione per uomini come Di Lorenzo, simboli di professionalità e rispetto. Serve una voce comune, capace di difendere la verità dei fatti contro la menzogna della propaganda.
Il calcio malato e la dignità di Napoli…Il Giornalista Tifoso Rosario Caracciolo

Ciò che stiamo vedendo non è sport: è spettacolo manipolato. È la resa della cronaca all’audience. Ma Napoli, città e squadra, non ha bisogno di giustificarsi: ha vinto sul campo, con onore, merito e forza. E allora basta con i processi arbitrali del lunedì, basta con le moviole a senso unico, basta con chi trasforma la professionalità in offesa. Il vero scandalo non è il rigore dato: è il silenzio su Lautaro, l’omertà dei salotti tv, la continua distorsione della realtà. Napoli non deve chiedere rispetto: lo pretende, perché se l’è guadagnato. E se qualcuno al Nord continuerà a confondere dignità con arroganza, sappia che il tempo, come il calcio, restituisce sempre tutto. E quando lo farà, il conto — questa volta — non lo pagherà Napoli.







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