IL CALCIO SPEZZATO E L’ IPOCRISIA DEI POTENTI
- Rosario Caracciolo
- 13 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Pausa dopo pausa, mese dopo mese. Settembre, ottobre, novembre: sempre la stessa storia. Il calcio si ferma per le Nazionali, e ogni volta il campionato si spezza, si deforma, si falsifica. L’anno prossimo cambierà la formula, dicono: una sosta unica più lunga, con tre partite invece di due. Cambia la forma, ma non la sostanza — la logica resta quella del business travestito da patriottismo sportivo.
Gli infortuni fioccano come foglie d’autunno e i club pagano il conto. A ricordarcelo basterebbe un nome: Gigi Riva. Stagione 1969-70, il Cagliari campione d’Italia. L’anno dopo, il destino si spezza sulla gamba di Riva, falciato da Hoffer, un austriaco che gli troncò la carriera e i sogni della Sardegna. Il Cagliari aveva dato tutto alla Nazionale, e ne ricevette solo dolore. Un sacrificio eterno, il simbolo di un calcio che da allora non ha mai imparato la lezione.
Oggi la storia si ripete. Neymar si rompe, resta fermo un anno. Rrahmani, Lobotka, Milik: quanti ne abbiamo visti tornare distrutti dalle Nazionali? Eppure si continua così, come se fosse normale. E allora ha ragione Aurelio De Laurentiis quando denuncia il sistema: “Perché dobbiamo regalare i nostri calciatori alle Nazionali? Noi li paghiamo!”. È logica pura. Se un club investe milioni, perché deve subire un “esproprio sportivo”? Le federazioni — UEFA, FIFA, FIGC — sono carrozzoni dorati, fabbriche di business travestite da enti regolatori.
Si inventano tornei come la Nations League, gonfiano i format dei Mondiali, moltiplicano partite e sponsor. E mentre Ceferin si raddoppia lo stipendio in piena pandemia, i club contano i feriti. Questa non è solidarietà, è sfruttamento istituzionalizzato. Un sistema dove i ricchi decidono e i club pagano.
E intanto, mentre il calcio vero soffre, parte la solita macchina del fango. Questa volta il bersaglio è il Napoli. E guarda caso, chi la muove è il gruppo Gedi, quello di Repubblica, che fa capo a Scanavino, ex amministratore delegato della Juventus. Coincidenze? No, connessioni. La stampa del Nord alza la voce e costruisce il “caso Napoli”, tirando in ballo De Laurentiis, Giuntoli e Pompilio. Fuga di notizie, insinuazioni, titoli scandalistici. Tutto per screditare.
Eppure la verità è limpida: il Napoli era già stato assolto, insieme ad altre nove società, nel processo sulle plusvalenze. E quell’ assoluzione era definitiva. Nessuna intercettazione, nessuna prova, nessun vantaggio illecito. Solo una ricostruzione di comodo per alimentare un sistema mediatico che difende chi ha truccato i conti e attacca chi ha solo fatto calcio pulito.
La differenza è una: la Juventus è quotata in Borsa, il Napoli no. Lì c’è l’aggiotaggio, qui un normale scambio di mercato. Ma la narrativa dei palazzi, si sa, è fatta per confondere chi non legge a fondo. E allora giù con le accuse, i titoloni, le finte morali. Tutto mentre nessuno ricorda che Osimhen fu acquistato a 70 milioni per rispettare le richieste del Lille, e non per gonfiare bilanci. Ma questo, ai moralisti da tastiera, non interessa.
Intanto il calcio vero continua. Spinazzola torna in Nazionale e illumina la manovra azzurra con un assist perfetto dopo un anno e mezzo di silenzio. Accanto a lui Di Lorenzo, Politano, Buongiorno, Meret: il blocco Napoli che farà bene anche all’Italia in prospettiva! In Danimarca, il futuro ha un nome: Rasmus Højlund. Due gol e un assist in 77 minuti, sei reti nelle ultime quattro gare tra club e Nazionale. Qualcuno lo paragona a Haaland: esagerazione? Forse, ma il talento è evidente.
E mentre Conte lavora silenzioso a Castel Volturno, con Lang e Neres in crescita, il Napoli prepara il ritorno in campo contro il Torino. Senza Lobotka e Politano, toccherà a Gilmour e al brasiliano prendere in mano la squadra. Beukema e Juan Jesus tengono alta la dignità, Anguissa, McTominay e De Bruyne saranno il cuore di un centrocampo da battaglia. Davanti, con la 19 sulle spalle, c’è chi sa già come colpire.
IL PENSIERO DE IL GIORNALISTA TIFOSO ROSARIO CARACCIOLO
Il calcio moderno è malato di potere e di ipocrisia. Le federazioni s’ingrassano, i club pagano, i tifosi soffrono. Ma il Napoli, come sempre, resiste. Lo fa con l’orgoglio di chi non si piega ai palazzi e con la dignità di una città che ha imparato a vincere contro tutto e tutti. Chi oggi infanga, domani sarà smentito dai fatti. Perché la verità, nel calcio come nella vita, non la scrivono i salotti di Milano o i palazzi di Torino. La scrive il campo. E lì, amico mio, il Napoli ha sempre saputo parlare la lingua più vera: quella della passione. 🔵🔥
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