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Dall’Ara, Crocevia d’Italia: Conte cerca la Riscossa, Italiano vuole la gloria

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 9 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

di Rosario Caracciolo ilgiornalistatifoso.it

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Domenica alle quindici, come ai tempi in bianco e nero. Al Dall’Ara torna il calcio d’una volta, quello che profuma di provincia e orgoglio, ma stavolta l’aria è d’alta classifica. Bologna–Napoli non è soltanto una partita: è un termometro dello stato mentale e fisico di due squadre che, con percorsi diversi, inseguono lo stesso sogno — quello di restare agganciate al treno che conta.


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Il Bologna di Vincenzo Italiano arriva all’incrocio con il rischio più grande: quello della stanchezza. La delusione di coppa contro il Brann ha lasciato tossine, ma la squadra emiliana ha una certezza: il sostegno di un Dall’Ara che vibra come ai tempi di Signori e Di Vaio. Italiano ha plasmato un gruppo che gioca, rischia, diverte. E se l’acquisto più caro, Rowe, è ancora un oggetto misterioso, in compenso Cambiaghi, Odgaard e il baby Castro stanno esplodendo con fragore.E poi c’è Riccardo Orsolini, oggi simbolo e capocannoniere di un Bologna che non ha paura di sognare. Contro il Napoli, il numero 7 sarà l’uomo più temuto: dalle parti di Olivera e Gutierrez basterà un attimo di distrazione per far scattare “l’Orso”.


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Ma se a Bologna si sogna, a Napoli si pretende. L’atmosfera nel capoluogo campano è una miscela di scetticismo e ambizione. Antonio Conte, dopo due pareggi consecutivi, è chiamato a riaccendere la fiamma. Non gli basta essere primo in classifica: vuole dominio, personalità e coraggio. Lo ha detto chiaramente, con il suo tono tagliente: chi non combatte, resta indietro.Il tecnico ha ritrovato il muro Rrahmani–Buongiorno, ma chiede ora un cambio di passo agli esterni offensivi, troppo timidi nelle ultime uscite. Politano deve ritrovare lo slancio, Elmas la lucidità, mentre Neres e Lang aspettano un segnale dalla panchina per rompere la monotonia di un attacco prevedibile.


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Senza De Bruyne, il Napoli ha perso brillantezza e verticalità. Ma la base resta solida: Lobotka a dirigere, Anguissa a ringhiare, McTominay a completare. Davanti, Hojlund è la certezza obbligata: serve che il danese torni a ruggire, altrimenti la vetta rischia di sfilare via in silenzio.Conte lo sa: Bologna è più di una trasferta. È una prova del nove. È la partita in cui il Napoli deve smettere di cercare alibi e ritrovare se stesso, anche a costo di graffiarsi.

Dall’altra parte, Italiano prepara la sfida come una lezione di coraggio. L’unico dogma è “giocare, sempre”. Il resto lo farà l’adrenalina.Domenica pomeriggio, il Dall’Ara sarà un teatro di passione e nervi: due filosofie, due visioni, due destini che si incrociano sul filo della tattica e dell’orgoglio.


In fondo, Bologna–Napoli è questo: la storia di chi non vuole smettere di sognare, e di chi non può permettersi di fallire.E alla fine, come sempre, vincerà chi avrà più fame.

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