Conte Si Riprende il Maradona: Orgoglio, Ferite e Sangue Azzurro...
- Rosario Caracciolo

- 26 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Lo aveva detto e lo ha dimostrato: Antonio Conte non si arrende mai. Al Maradona, contro l’Inter, il suo Napoli ha tirato fuori l’anima, l’orgoglio e quella rabbia sportiva che soltanto le grandi squadre sanno trasformare in vittoria. Il 3-1 rifilato ai nerazzurri non è solo un risultato, ma un manifesto. Un messaggio chiaro a chi, troppo in fretta, aveva decretato la fine del regno azzurro. Il Napoli, tra mille infortuni e difficoltà, resta vivo, compatto e fiero.

Il tecnico salentino, in conferenza, non ha risparmiato frecciate: “Come si fa in una settimana a distruggere tutto?”. Una domanda che è anche un’accusa. Perché intorno a questo gruppo si è parlato troppo e male. Senza Lukaku, Rrahmani, Meret e tanti altri, Conte ha dovuto ricostruire ogni pezzo con ingegno e carattere, mentre fuori qualcuno già preparava il funerale sportivo. Ma chi conosce Conte sa che il suo calcio vive di resistenza e orgoglio, e contro l’Inter è andata in scena la sua ennesima battaglia vinta.

Sul campo, il Napoli ha giocato con testa e cuore. Il rigore trasformato da De Bruyne, l’urlo di McTominay e la perla di Anguissa hanno scolpito una serata da brividi, cancellando le ombre di Eindhoven. La scelta di Neres falso nove, intuizione geniale di Conte, ha spiazzato Acerbi e Bastoni, costringendo l’Inter a rincorrere. Persino l’episodio del rigore contro Buongiorno non ha scalfito la solidità di un gruppo che finalmente ha ritrovato compattezza, equilibrio e spirito di sacrificio.

E poi il duello di fuoco tra Conte e Lautaro Martínez. Vecchie ruggini, orgoglio ferito, parole taglienti. Due uomini di carattere che si rispettano, ma che non arretrano di un millimetro. Uno scontro che ha acceso il Maradona e raccontato meglio di ogni tattica cosa significhi essere dentro la tempesta.

Alla fine, resta l’immagine più bella: il popolo azzurro in piedi, i telefonini accesi, e un grido che sale nel cielo di Napoli. “Ci avrebbero potuto ammazzare, ma non abbiamo voluto morire.” Parole di Conte, anima di un popolo. Il Napoli torna a far paura, e chi lo dava per finito dovrà presto ricredersi.
IL PENSIERO FINALE DI ROSARIO CARACCIOLO

"Lo avevano dato per spacciato, ridotto a un’ombra del suo passato. E invece, ancora una volta, Antonio Conte ha ribaltato il tavolo, restituendo al Napoli la sua anima più autentica: quella di una squadra che non muore mai, che combatte anche quando tutto sembra perduto. Il 3-1 contro l’Inter non è solo una vittoria, è un segnale al campionato, al sistema, e a chi aveva già preparato gli epitaffi sportivi.
Questo Napoli non è perfetto, ma è vivo, e in questa parola c’è tutto. C’è il sudore di chi stringe i denti, la rabbia di chi non si arrende, e la fierezza di un popolo che non smette mai di credere. Conte lo aveva promesso: “Non ci ammazzeranno mai, perché non vogliamo morire.” È una frase che va oltre il calcio, che racconta l’identità di una città che resiste, che si rialza sempre, che non accetta di essere messa da parte.
Chi pensava di ridurre il Napoli a una parentesi, si sbagliava di grosso. Il Maradona è tornato a vibrare, e non per caso: è tornata la fame, la cattiveria agonistica, la disciplina e la fede. È tornato il Napoli di Conte, quello che morde, che pressa, che esulta con il sangue agli occhi e il cuore in mano.
Adesso, che nessuno parli più di resa. Perché questo gruppo, con tutte le sue ferite e le sue cicatrici, ha dimostrato di essere ancora un esercito. Un esercito che combatte con il suo generale in prima linea, che non arretra, che trasforma ogni critica in benzina, ogni dubbio in convinzione.
Il Napoli non è morto. È soltanto più arrabbiato. E quando il Napoli è arrabbiato — lo sappiamo bene, amici miei — non c’è nessuno che possa fermarlo."







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