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Conte, Il Camaleonte che s’è Ripreso la Vetta!

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 1 dic
  • Tempo di lettura: 3 min

di Rosario Caracciolo – ilgiornalistatifoso.it- Napoli Cuore Azzurro-

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1. LA NOTTE IN CUI CONTE HA INSEGNATO CALCIO

Nel caos di un Derby del Sole che ha visto la Roma confondere il calcio col rugby, l’unico ad avere le idee limpide è stato Antonio Conte. Con un’infermeria che sembra il bollettino di guerra — fuori Gilmour, fuori mezza mediana, fuori certezze — il tecnico ha tirato fuori la sua arma più preziosa: la duttibilità tattica. Ha preso una squadra ferita, l’ha rigirata come un guanto e l’ha rimessa in campo con un’idea semplice quanto devastante: attaccare per difendersi. Risultato? Una gara dominata dal primo secondo, con un approccio feroce e scientifico. Il resto è stata una sola cosa: superiorità.


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2. LA ROMA PICCHIA, IL NAPOLI GIOCA

Zero cartellini in un primo tempo in cui N’Dicka, Mancini e Cristante hanno fatto scempio delle regole. L’arbitro Massa, evidentemente distratto, ha lasciato correre interventi che altrove avrebbero fatto scattare almeno tre gialli. Ma mentre i giallorossi cercano la rissa, il Napoli giocava... E lo trovava! Il pallone correva, le linee si muovevano, la squadra di Conte martellava un avversario che — ironia del destino — non ha mai tirato in porta fino al minuto 91. E lì è nata la fotografia perfetta della serata: il guizzo di Baldanzi, il volo felino di Vanja Milinkovic-Savic, la parata che vale più di un gol. Una Roma ostica”? No. Una Roma “inoperosa”.


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3. DIFESA DA MANUALE E UN CENTROCAMPO DA GUERRA

La serata dell’Olimpico ha mostrato due giganti: Rrahmani e Buongiorno. I due hanno trasformato Soulé e Ferguson in comparse, cancellandoli dal campo con una naturalezza disarmante. Davanti a loro, due generali: Lobotka e McTominay.

 Il primo, un metronomo vivente. Il secondo, una macchina da guerra. Hanno stretto in una morsa Cristante e Koné, annullati, irretiti, sovrastati.

 E poi c’è il miracolo di stagione: David Neres. Uomo ovunque, ala, mezzala, feroce e lucido: un diamante in stato di grazia


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4. HOJLUND, IL FANTASMA CHE DISTRUGGE LE CERTEZZE

Non ha segnato? E allora? Il lavoro di Hojlund è stato chirurgico: botte prese e restituite, spazi aperti, linee scardinate. Perfetto nell’assist per Neres, intelligente come un playmaker NBA. Il danese non fa rumore. Fa male.


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5. GASPERINI E IL TEATRINO POST-GARA

Dopo 90 minuti in cui la sua squadra ha prodotto un solo tiro, Gasperini ha pensato bene di aggrapparsi all’unico episodio che non esiste: l’intervento di Rrahmani su Koné. “Quei falli vengono sempre fischiati”, ha detto. Peccato che fosse lui, non l’arbitro, a mentire sapendo di mentire. La dinamica è chiara: anticipo pulito, carambola naturale. Fine. Ma ormai la tendenza è raccontare favole ai tifosi, sperando che ripeterle cento volte le trasformi in verità. Non stavolta.


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6. IL PARAGONE COL MILAN E GLI AIUTINI CHE FANNO COMODO

La differenza tra chi merita e chi viene accompagnato è lampante. Mentre il Napoli vince a Roma con mezza rosa fuori, partita preparata al dettaglio, pressing feroce e qualità, dall’altra parte c'è un Milan che colleziona decisioni arbitrali quantomeno “comode”. Il rigore negato alla Lazio, i due gol irregolari col Pisa, la punizione inventata: tutto documentato, tutto lì. Eppure i due club sono a pari punti. Meritocrazia cercasi.


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7. CONTRO I “SOLISTI DEL GIORNALISMO” CHE AVEVANO SEGNATO IL FUNERALE

E veniamo ai fenomeni del microfono. Da certi colleghi settentrionali, come Giovanni Capuano, fino ad alcuni campani che parevano nati per fare i profeti di sventura, tutti avevano già cantato il de profundis per Conte: “bollito”, “superato”, “antistorico. Volevano essere primedonne, senza averne né stile né competenze. Il campo ha risposto per loro: tre vittorie di fila, emergenza totale, cambio di modulo geniale, squadra trasformata. La verità è semplice: molti parlano, pochi capiscono. Conte allena.


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PENSIERO FINALE

La serata dell’Olimpico non è stata solo una vittoria: è stata una dichiarazione d’intenti. Il Napoli ha detto al campionato che c’è, che non muore mai, che la sua identità non dipende dai disponibili ma dal coraggio. Mentre altri arrancano tra polemiche e favoritismi, gli azzurri fanno calcio. E se questa è la risposta nella tempesta, pensiamo a cosa potrà succedere quando tornerà il sole.


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