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Conte come Orazio: Il Napoli affronta l'assalto finale. Una guerra, sette battaglie!

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 14 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Il giornalista tifoso Rosario Caracciolo 


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Siamo alla soglia delle ultime sette giornate, e il Napoli di Antonio Conte si trova di fronte a un sentiero stretto, impervio, ma ancora aperto. La parola d’ordine non è più sperare: è credere. Perché la speranza è passiva, la fede invece è azione.

Ieri, in conferenza stampa, Antonio Conte ha parlato chiaro, con quella franchezza che sa di trincea: “Non si possono vincere tutte, ma si può lottare fino all’ultima goccia di sudore.” E allora non servono proclami, servono vittorie. Una dopo l’altra, come un antico duello tra eserciti stanchi ma affamati di gloria.

 

I fantasmi del passato, le zavorre del presente


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A chi gli ha chiesto se esista un problema nei secondi tempi, Conte ha risposto da uomo che non cerca scuse: “Le partite durano 90 minuti più recupero. È la testa che fa la differenza.” E allora sì, forse qualche volta il braccino è arrivato, qualche vantaggio è stato difeso troppo presto. Ma se c’è un momento per voltare pagina, è questo. Basta frenate, basta gestioni timide: adesso serve furore azzurro.

Gli errori passati pesano. I punti persi a Como, a Venezia, gridano ancora vendetta. Non bastano più le analisi, servono i fatti. E se qualcuno ha ancora dei dubbi, li lasci fuori dal Maradona, stasera esaurito per l'undicesima volta: 11 sold-out, come 11 guerrieri che devono crederci fino all’ultima battaglia.

 

Empoli, poi Monza e le altre: ogni sfida come se fosse l’ultima


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La strategia è una sola: affrontare ogni avversario come se fosse il solo. Proprio come fece l’ultimo Orazio nella leggenda. Solo contro tre, uno alla volta. Non puoi affrontare Inter, Empoli, Monza, Roma, Frosinone, Udinese, Lecce tutti insieme. Devi combatterli uno alla volta, con fame, con intelligenza, con le unghie e con il cuore.

Il Napoli di Conte ha un vantaggio: non ha nulla da perdere. Ha la spinta della gente, ha l’identità che finalmente ha ritrovato, ha giocatori che si stanno rialzando. David Neres è tornato, e anche se contro il Bologna ha faticato, può inventare in un lampo. McTominay deve ritrovare il gol, e Spinazzola, se se la sente, è pronto a dare una mano. E poi ci sono i gregari silenziosi, come Jesus e Mazzocchi, pronti a gettarsi nel fuoco.

 

Il sogno non è vietato: ma ogni errore sarà fatale


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Tutto è ancora possibile, ma una sola condizione: vincere. Tutte. Le. Partite. E sperare che da qualche parte, anche l’Inter inciampi. Che il morale altissimo di chi espugna il Bayern Monaco non basti a tenerli sempre in piedi. Bologna, in casa, può dire la sua. E forse anche altri.

Ma noi dobbiamo pensare a noi. Al Napoli. A questo Antonio Conte che, come l’Orazio romano, deve vincere ogni duello da solo, uno dopo l’altro. Perché ogni battaglia persa è una resa. Ogni pareggio è una ferita. E ogni vittoria, oggi, è ossigeno, vita, speranza.

 

Conclusione da giornalista tifoso: Petto in fuori, perché Napoli non ha mai avuto paura di lottare


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Io non so se lo Scudetto arriverà. Ma so che questa squadra deve provarci fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Perché Napoli non si inginocchia. Perché noi il sogno ce lo sudiamo, lo difendiamo, lo gridiamo.
Antonio Conte, portaci dove nessuno credeva si potesse arrivare. E noi, amico mio, saremo con te. Con il cuore, con la voce, con l’anima.E se dovremo cadere, che sia in avanti, col petto verso la gloria… Forza Napoli Sempre!!!

 
 
 

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