Champions League: Qarabag Spazzato Via, Napoli si Riprende l’Europa
- Rosario Caracciolo

- 26 nov
- Tempo di lettura: 3 min

di Rosario Caracciolo
– ilgiornalistatifoso.it- Napoli Cuore Azzurro
LA LEZIONE DI ADL

Cinque parole, non una di più. Stavolta Aurelio De Laurentiis ha scelto il silenzio misurato, come chi sa che ogni lettera pesa più di un gol. Dopo le scintille con Antonio Conte, il presidente sceglie la via dell’eleganza, chiudendo la giornata con un messaggio asciutto, chirurgico. E mentre qualcuno alimenta chiacchiere, la realtà è un’altra: “I due hanno un gran rapporto”. Anzi, sarebbe quasi da suggellare il momento con un profilo unico: “AurelioAntonioDeLaurentiisConte”. Risolverebbe metà dei problemi e raddoppierebbe le ironie.
HOJLUND, IL PESO DEL RIGORE

Un tiro, una scia di tensione, un destino mancato. Rasmus Hojlund si presenta dagli undici metri come fosse routine, ma il pallone racconta altro: “Pure i rigori devi saperli realizzare”. Errore pesante, sì. Ma ciò che resta è la fame di chi non scappa dal dolore. Il danese soffre, insiste, cerca il gol come ossigeno. Una punta che non pensa alla figuraccia, ma a ripartire. E chi ha memoria calcistica lo sa: chi soffre oggi, segna domani.
L’ AUTOSTIMA CHE RINASCE

Due vittorie, due respiri. Contro Atalanta e Qarabag, il Napoli ritrova un’aria che mancava da settimane, infilando fiducia in un modulo finalmente bilanciato. Come canta Coez: “È quasi sempre bello se dal buio arriva il giorno”. E stavolta il giorno è arrivato senza chiedere permesso.
LA FINESTRA EUROPEA

Tre gare per scrivere il destino: Benfica, Copenaghen e Chelsea. Serviranno punti, fame e sacrificio. Lo ripetono Conte e Giovanni Di Lorenzo: “Aniello ’ca nun se paga nun se stima”. Tradotto: nessuno ti regala niente, soprattutto in Champions League.
ROMA ALL’ORIZZONTE

Quattro giorni e lo scenario si tinge di giallorosso. La Roma non è una sorpresa, è matematica: è la squadra che ha raccolto più punti nell’anno solare. Un progetto passato dalle mani di Claudio Ranieri, ora rinvigorito dall’impronta feroce di Gian Piero Gasperini. Chi la sottovaluta non guarda il calcio, lo immagina.
L’ETERNO LEGAME

Cinque anni e nessuna crepa. Napoli e Diego Maradona non si sono scelti: erano destinati. Diego è ovunque, anche quando non c’è. Un’assenza che pesa come una presenza definitiva. Un “caffè sospeso” al cielo.
BUONGIORNO, IL SALVAGENTE

Sette pezze e una partita ricucita. Alessandro Buongiorno salva tutto in equilibrio precario, come chi chiude la moka un secondo prima del disastro. Quando sta bene, è un sistema di sicurezza, non un difensore.
L’AUDACIA DI CONTE

Otto è il voto al coraggio di Conte, che legge la partita, cambia modulo e si mette ultra-offensivo. Determinante Di Lorenzo, che sfiora il gol e si prende un rigore. Quando la squadra gira, il Capitano non è un simbolo: è un valore aggiunto.
NERES, L’ACUTO CHE STRAPPA GLI SCHEMI

La sforbiciata di David Neres è roba da serie cult: Stranger Things, quinta stagione. Non segue lo spartito, lo strappa. E la notizia sconvolgente è una sola: non è titolare fisso. Mai più senza Neres dal primo minuto.
IL CULTO DI MCTOMINAY

La serata si chiude con il nuovo verbo: McTominesimo. Scott McTominay, comunque Scott, dovunque Scott. Gioca un primo tempo da dimenticare, poi scende dall’alto come un deus ex machina e cambia il destino del Napoli. Orson Welles lo aveva detto: “Solo una persona può decidere il mio destino, e quella persona sono io”.
PENSIERO FINALE

Il Napoli non si è ritrovato: non si era mai perso. Ha solo imparato a convivere con le assenze, a stringere i denti mentre gli altri parlavano. E in una notte dove il cielo ricorda Maradona, la squadra ha scelto di rispondere senza poesia: con il sudore. Ora arriva la Roma, e il margine d’errore è finito. Perché quando il buio passa due volte, la terza non è speranza: è un obbligo.







Commenti