Champions League: Napoli In dieci all’Etihad…Ma Conte Tiene Alto l’Onore Azzurro!
- Rosario Caracciolo

- 19 set
- Tempo di lettura: 3 min

C’è chi ha avuto il coraggio di definire il Napoli “remissivo” all’Etihad Stadium. Una parola stonata, quasi offensiva per chi ha visto davvero la partita e conosce il calcio. Perché quella contro il Manchester City non è stata una resa, ma una lotta impari, decisa da un episodio, che ha trasformato una serata di Champions in una lunga marcia di sofferenza.
I primi venti minuti avevano raccontato un altro film: un Napoli vivo, coraggioso, pronto a ribattere colpo su colpo ai campioni di Guardiola. Lo dimostra l’occasione di Beukema, stoppata solo da un intervento prodigioso di Donnarumma. Parlare di timore reverenziale è una menzogna: il Napoli c’era, eccome. Ma a questi livelli, basta

Il momento horror è arrivato quando il capitano Di Lorenzo, nel tentativo disperato di frenare Haaland, ha perso il tempo giusto, lasciandosi beffare dal filtrante di un geniale Foden. Rosso diretto, decisione VAR, e partita compromessa. Da lì, il signor Felix Zwayer, arbitro tedesco in cerca di riscatto di carriera, ha pensato bene di riequilibrare la sua insicurezza con un metro arbitrale imbarazzante: ogni contrasto dei citizens diventava “regolare”, mentre al Napoli non veniva concesso nulla. Una gestione che non ha fatto altro che indirizzare ulteriormente la gara.
In quel frangente, Antonio Conte ha dimostrato di essere allenatore vero. Chi blatera di “scelte sbagliate” probabilmente non ha mai allenato neanche una squadra di quartiere. Sotto di un uomo, restare squilibrati sarebbe stato suicidio. Così la decisione più dolorosa – togliere Kevin De Bruyne, accolto da applausi commossi all’Etihad – è stata anche la più logica. Meglio sacrificare un talento offensivo che mandare la squadra allo sbaraglio. E il belga ha accettato con la dignità dei grandi, mostrando cosa significa essere un leader dentro e fuori dal campo.

Il Napoli ha retto con orgoglio, difendendosi con ordine e affidandosi alle mani di un super Milinkovic-Savic, autore di sei parate decisive. Senza il portiere ex Torino, il passivo sarebbe potuto diventare una goleada. Invece, gli azzurri hanno mantenuto il risultato in bilico per oltre un’ora, cedendo solo davanti al genio di Foden, all’istinto killer di Haaland e all’estro di Doku. Nessuna disfatta, nessun ridimensionamento: solo una prova di resistenza, di mentalità e di orgoglio.
Chi critica, dimentica che il Napoli ha giocato settanta minuti in inferiorità numerica contro la squadra più forte del mondo. Dimentica anche che i vari Spinazzola, Buongiorno, Beukema e Lobotka hanno dato tutto, pur con i loro limiti. Dimentica il sacrificio di Politano, la lucidità di McTominay, la corsa di Hojlund, e l’ingresso generoso di Elmas e Neres. Una squadra che non si è mai spenta, nemmeno quando la logica suggeriva di abbassare le armi.

E allora basta con i moralisti da salotto, basta con i “giochisti” da tastiera che parlano di “coraggio europeo” senza capire nulla. Come ricordare il vecchio Sacchi, capace di togliere Baggio in un Mondiale pur di non tradire le sue idee astratte. Il calcio è fatto di momenti, di equilibrio, di sacrifici, e ieri Conte ha dimostrato di conoscerlo meglio di chiunque altro.
La sconfitta brucia, certo. Ma non spegne nulla. Il cammino in Champions è appena iniziato, e l’orgoglio Napoli è più vivo che mai. Ora testa al campionato: prima il Pisa, poi la trasferta col Milan, e infine lo scontro europeo col Sporting Clube de Portugal. Sfide che conteranno davvero, perché il futuro non si scrive con una notte storta, ma con la continuità e la fame che questo gruppo ha dimostrato di avere
Il Pensiero Finale de Il Giornalista Tifoso ROSARIO CARACCIOLO

Il pensiero finale del giornalista tifoso è chiaro: chi parla di resa non ha visto la partita, chi critica Conte non conosce il calcio, e chi sperava in un Napoli ridimensionato resterà deluso. All’Etihad non abbiamo perso la faccia, ma abbiamo guadagnato rispetto. Perché solo chi non conosce l’orgoglio partenopeo può pensare che una sconfitta, per di più condizionata da un rosso severo, possa spegnere la nostra fiamma. Il Napoli è vivo, è grande, e farà ancora paura a tutti.







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