Anguissa al 95’: Il Ruggito che fa Impazzire Napoli
- Rosario Caracciolo
- 3 giorni fa
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Al Diego Armando Maradona si è scritta un’altra pagina epica di questo Napoli targato Antonio Conte. Un urlo trattenuto per 95 minuti e liberato con la zampata di Frank Zambo Anguissa, che ha fatto tremare le tribune e zittito ancora una volta le bocche avvelenate della stampa settentrionale e dei tifosi di Inter, Milan e Juventus, pronti a schiattare davanti all’ennesima prova di carattere dei campioni d’Italia. Sei punti su sei, due vittorie al fotofinish, ma soprattutto una mentalità di ferro: quella che distingue le squadre vere dalle comparse.
La partita contro il Cagliari non è stata una passeggiata. Anzi, è stata la perfetta fotografia del calcio italiano che si ammala di catenaccio: dieci uomini dietro la linea della palla, un muro anni ’80 eretto da Pisacane, pronto solo a distruggere e mai a costruire. Ma qui entra in scena il vero marchio di fabbrica di Conte: niente nervosismo, niente frenesia, solo pazienza, possesso e convinzione. “Anche con lo 0-0 sarei stato soddisfatto”, ha ribadito in sala stampa il tecnico, e non era una frase di facciata. Perché questo Napoli non ha perso la testa, ha continuato a macinare gioco, fino a trovare il guizzo vincente che spacca le difese e le certezze altrui.
La risposta del gruppo

Le parole di Conte non lasciano spazio a interpretazioni: “Prestazione da squadra vera, che non perde la testa”. Ed è proprio questo il segnale più forte di queste prime due giornate. Sei punti conquistati con il marchio della sofferenza e dell’attesa, ma anche con la rabbia agonistica e la ferocia che lui ha invocato sin dal primo giorno a Castel Volturno. Non è un caso che i tre gol segnati finora siano arrivati dai centrocampisti: McTominay, De Bruyne e ora Anguissa. Quando l’attacco non punge, la squadra trova comunque risorse alternative.
In campo, i protagonisti hanno recitato alla perfezione il copione di Conte. Lobotka motorino inesauribile, De Bruyne che illumina con lampi di classe, Politano anima sulla corsia destra, e poi i volti nuovi: Lang entrato con coraggio, Buongiorno rientrato e già decisivo nell’azione del gol. Non sono dettagli: sono tasselli di una squadra che si sta formando, che deve ancora trovare piena intesa ma che dimostra compattezza.
I giovani e il futuro

Un altro aspetto che merita attenzione è la scelta di dare spazio ai ragazzi del vivaio. In due partite hanno esordito Vergara e Ambrosino, segnale chiarissimo: il Napoli non guarda solo al presente, ma costruisce anche per il domani. Non si vive di rendita, non si campa sugli allori: la società e il tecnico sanno che per restare al top serve linfa nuova, entusiasmo e prospettiva.
Il nemico: Stampa e rivali

Eppure, mentre il Napoli vince, la solita stampa settentrionale non perde occasione per storcere il naso. Perché quando vincono gli altri si parla di cinismo, di vittorie da grande squadra; quando vince il Napoli si parla di sofferenza, di fortuna, di episodi. Una narrativa velenosa che ormai conosciamo a memoria. A questi signori va ricordato che le partite si vincono sul campo, non sui titoli dei giornali. E che il grido del Maradona, esploso al 95’, vale più di mille editoriali di comodo scritti a Milano o Torino.
Quanto ai tifosi rivali, tra Inter, Milan e Juventus, meglio che si rassegnino: questo Napoli non ha intenzione di mollare nulla. Lo dimostrano i sei punti, la ferocia dei ragazzi, la capacità di non scomporsi mai nemmeno davanti a una partita che sembrava stregata. Se qualcuno pensava a un campionato in discesa per le solite note, dovrà presto ricredersi.
Il cuore del Maradona

Un elemento che non può passare sotto silenzio è il ruolo del pubblico. “Lo stadio ci ha trascinato come sempre, e questo connubio è troppo importante”, ha sottolineato Conte. È la verità: senza l’energia del popolo napoletano, certe partite non le vinci. Il boato che ha accompagnato il gol di Anguissa non è solo liberazione, ma è la conferma di un legame indissolubile tra squadra e città. Non è un caso che il Maradona sia tornato a sembrare una bolgia in queste prime due giornate: quando il tifo canta, il Napoli diventa ingiocabile.
Cosa resta dopo questa vittoria

Restano tre punti fondamentali, la consapevolezza di un gruppo che cresce, la certezza che la mentalità sia quella giusta. Restano anche gli interrogativi: la mancanza di cattiveria negli ultimi 16 metri, la necessità di inserire al meglio i nuovi acquisti come Neres, che presto tornerà a disposizione, e l’urgenza di dare un’identità più precisa al reparto offensivo. Ma se queste sono le “critiche”, allora significa che la strada è quella giusta.
Pensiero finale del Giornalista Tifoso Caracciolo Rosario

Questo Napoli non fa sconti a nessuno. Vince, soffre, combatte e alla fine colpisce quando gli altri stanno già pregustando il pareggio. È la squadra che fa impazzire il suo popolo e che manda in tilt la stampa del Nord, pronta a schiattare di rabbia. Sei punti, primo posto, mentalità feroce: a chi storce il naso rispondo con una sola parola – godetevi il silenzio. Perché il ruggito del Maradona e il gol di Anguissa hanno già fatto la storia. E la storia, questa volta, la scrive solo il Napoli.
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