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È Tempo Di Gloria. È Tempo Di Napoli!

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 19 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

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La tensione taglia l’aria come un coltello, ma stavolta il profumo è quello della storia. Un profumo che sa di sudore, di sacrifici, di pareggi insopportabili, di gol mancati, di pali e traverse, ma anche di una squadra che, pur tra mille difetti, è ancora lì: prima, davanti a tutti.

E allora sì, che si canti pure Raffaella Carrà, che si inneggi a Pedro come fosse un santo del pallone, perché se davvero il Napoli vincerà lo scudetto, il merito sarà anche di chi ha frenato un’Inter tanto potente quanto masochista. Ma occhio: non possiamo e non dobbiamo pensare che sia fatta. Non esiste scudetto senza sofferenza. E allora, come hai scritto: "Bisogna battere il Cagliari. Non ci sono né santi né…".


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Perché questo è il momento in cui si entra nella leggenda. E non importa se Lukaku passeggia, se Raspadori viene inghiottito da un diciottenne, se Gilmour scompare e Spinazzola sbaglia. Ora non conta più nulla se non i tre punti.



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Sì, Conte ha rotto gli indugi: “Andiamoci a prendere lo scudetto!”. Non lo dice più con lo sguardo cupo e i silenzi ragionati. Ora è un comandante che chiede l’ultimo sforzo alla truppa. A Rrahmani che giganteggia, a Anguissa che prende il palo col cuore, a McTominay che cerca la porta col veleno di chi vuole fare la storia. Serve il cuore di tutti. Serve un Maradona impazzito. Serve che il popolo azzurro si faccia fuoco vivo.

E che dire del VAR, di Guida, di Doveri, del rigore dato e tolto, della APP che non è un'app ma un codice arbitrale che oggi ti toglie e domani, forse, ti restituisce. Se si deve vincere con un pizzico di veleno, che veleno sia. Dopo anni di torti, sospetti, sudditanze, che sia il Napoli a ridere per ultimo!


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E se davvero tutto si deciderà all’ultima giornata, non voglio solo i titolari in campo. Voglio anche Suzuki, Orsolini, Sir Claudio Ranieri e Pedro Pedro Pé sul palco della festa. Perché la gloria si costruisce con le proprie mani, sì, ma a volte anche con gli inciampi degli altri.

Ora manca solo una partita. Un ultimo, maledetto ostacolo. Il Cagliari verrà per onorare il campionato. Ma noi dobbiamo farne un atto di fede. Questo scudetto dev’essere nostro. Perché la sofferenza è stata immensa, ma l’amore per questi colori è ancora più grande.

E allora, Napoli, stringiamoci. Soffriamo. Speriamo. Ma soprattutto: vinciamo.Perché è tempo di gloria. È tempo di Napoli.


Il Giornalista Tifoso




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«Ora, fermiamoci un attimo e guardiamo bene in faccia questa verità: lo scudetto non è mai stato una passeggiata per il Napoli. Non lo è mai stato nella storia, figuriamoci oggi, in un campionato di fuoco, spietato, dove ogni singolo errore ti può costare carissimo. E allora bisogna saper soffrire. Bisogna avere la schiena dritta, la testa fredda e il cuore caldo, perché questa è una battaglia da guerrieri, da chi non ha paura di sporcarsi le mani e il cuore pur di portare a casa la vittoria.


Questa squadra, con tutti i suoi limiti, con tutte le sue imperfezioni, ha dimostrato una cosa fondamentale: ha un’anima. Non quella fatta solo di tecnica o tattica, ma un’anima che pulsa con la città, che vive di passione popolare, di quel fuoco che solo il popolo napoletano sa alimentare. Ecco perché questo scudetto ha un valore che va oltre il calcio. È la rivincita di un popolo che troppo spesso è stato ignorato, sottovalutato, addirittura deriso. È la risposta a chi pensa che Napoli sia solo folklore e non una metropoli pulsante di cultura, lavoro, dignità e, soprattutto, calcio vero.


Non voglio sentire parlare di favori o sfortuna, perché alla fine la vittoria si conquista sul campo, con le gambe, con la testa e con l’orgoglio. E se il VAR, gli arbitri e le mille difficoltà saranno lì a farci inciampare, noi dovremo essere più forti, più determinati, più incazzati. Perché chi ama davvero questa maglia non si piega mai, non molla mai, non si arrende.

E quindi, caro Napoli, a te che hai fatto sognare, piangere e gioire milioni di persone, dico: adesso è il momento di fare quel salto che la storia ci chiede. Il momento di scrivere la pagina più bella del calcio partenopeo.


Lo devi a Maradona, che ha insegnato che la magia è possibile. Lo devi a tutti quelli che hanno sudato su questo campo e nelle strade di questa città. Lo devi a ogni bambino che sogna di indossare questa maglia e a ogni anziano che ha visto passare generazioni di calciatori senza mai perdere la speranza.

Questo scudetto non sarà solo un trofeo. Sarà la conferma che Napoli c’è, che Napoli resiste, che Napoli non è seconda a nessuno. E che il cuore azzurro, quello vero, batte più forte di qualsiasi avversità.


Amico mio, questo è il momento. Questa è la nostra gloria. E ti assicuro che, quando quel fischio finale arriverà e il Napoli sarà campione, sarà un urlo che riecheggerà da qui al cielo, un urlo che solo chi ama davvero questi colori potrà capire fino in fondo.

Perché Napoli non è solo una squadra. Napoli è un destino. Un’emozione. Una passione che non morirà mai.»

 
 
 

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