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Vittoria Operaia a Lecce: Il Napoli c’è, anche con i Limiti di Gioco

  • Immagine del redattore: Rosario Caracciolo
    Rosario Caracciolo
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 8 min


Il Napoli espugna il Via del Mare e conquista un preziosissimo 1-0 contro il Lecce, un risultato che ribadisce la solidità difensiva e lo spirito operaio della squadra. La rete decisiva arriva al 24’ del primo tempo con un perfetto calcio di punizione di Giacomo Raspadori, che fulmina il portiere Falcone. Da quel momento in poi gli azzurri chiudono i varchi, soffrono i tentativi del Lecce – su tutti l’incornata di Gaspar sulla traversa che poi rimbalza sul braccio di Leonardo Spinazzola, episodio analizzato al VAR e giudicato involontario – ma tengono fede al vantaggio. Come sottolinea il match report, “la squadra di Conte difende fino all’ultimo questo preziosissimo 1-0”. .


Non è stata una prestazione scintillante dal punto di vista estetico: il Napoli ha sofferto la pressione della salvezza del Lecce e a tratti ha lasciato intravedere i suoi limiti di gioco collettivo. Ma proprio in queste difficoltà è emerso l’orgoglio partenopeo: coraggio, sacrificio e concretezza. Dopo il gol, i ritmi sono saliti, il Lecce ha fatto il suo, ma è la difesa azzurra a farla da padrona. I centrocampisti e i terzini raddoppiano sul portatore di palla, i difensori compatti chiudono gli spazi e anche il portiere Alex Meret si fa trovare pronto nei momenti chiave. Al 52’ è proprio Meret ad alzare in corner un tiro da fuori di Helgason, respingendo un’occasione potenzialmente pericolosa. In generale, nonostante alcuni errori di impostazione, gli azzurri hanno dimostrato di sapere soffrire: la triangolazione tra McTominay, Raspadori e altri compagni ha sfiorato il raddoppio (Raspadori mancando di poco il bersaglio) mentre dietro la difesa a quattro – composta da Di Lorenzo, Jaroslav Rrahmani, Matías Olivera (adattato centrale) e Spinazzola – ha tenuto botta fino al triplice fischio.


Difesa di ferro e spirito operaio



Questa vittoria sporca, costruita sull’intensità difensiva, testimonia il carattere indomito degli azzurri. Se c’è un aspetto da sottolineare, è proprio la concretezza dei volti meno celebrati: Rrahmani, Olivera e Spinazzola, insieme a Di Lorenzo, hanno eretto un vero e proprio muro davanti a Meret. Il lavoro di squadra è palpabile: come ricorda lo stesso Rrahmani, «questa solidità parte dal lavoro che fa tutta la squadra». . Non a caso l’ex allenatore Rafa Benitez ha elogiato proprio la difesa partenopea definendola “solidissima”. . In questo rocambolesco pomeriggio pugliese gli azzurri hanno dimostrato che – con sacrificio e organizzazione – si può superare anche la confusione di un campo in fuoco tra fumogeni e interruzioni.


La strategia di Conte si è rivelata vincente: ha scelto un equilibrato 4-4-2 (con Olivera spostato al centro della difesa, quasi un terzo centrale) puntando sulla compattezza. Ha parlato chiaro il suo ex commissario Benitez: “Conte sa come si blindano certe posizioni”. Non si tratta di favola, ma di pianificazione: già da inizio gara era chiaro che il Napoli puntava a non scoprirsi troppo, mantenendo una gabbia bassa. E in effetti così è stato. Con la staffilata di Raspadori in tasca, gli azzurri sono scesi in trincea – una difesa di ferro – e niente e nessuno l’ha scalfita. Un vero capolavoro di tattica difensiva voluto dal tecnico, capace di trasformare un modulo e di spronare la squadra a correre per due quando serviva.


Il tocco tattico di Antonio Conte



Il merito va anche a Antonio Conte, elogiato come stratega di razza in zona mista. La sua mano si è vista soprattutto nelle disposizioni difensive: sfruttare l’esperienza di Spinazzola e la forza di Rrahmani e Olivera, curare il minimo dettaglio su piazzati e coperture. Benitez lo fa notare senza giri di parole: “In questo momento, il Napoli ha lo scudetto in mano... Conte sa come si blindano certe posizioni”. Conte è un pozzo di adrenalina e rigore, e lo si è avvertito in ogni intervento dei suoi difensori: movimenti esatti, giocate sporche ma giuste, anche volti duri dopo ogni contrasto vinto. La squadra sembra rispondere all’ordine di combattere da guerrieri – ed è diventata una ‘trincea’ mobile.


La conferma tattica più lampante è forse il primo gol: non un’incursione estemporanea, ma un piano quasi studiato. Sul calcio di punizione del 24’ infatti emerge il capolavoro eseguito da Raspadori e McTominay: il secondo si avvicina alla barriera per poi correre sul limite dell’area mentre il primo colpisce alla perfezione. Come riportato, “McTominay initially stood next to Raspadori... then ran to the end of the Lecce defensive wall, ducking at the last moment to let the free kick through while also obstructing Falcone’s view”. In parole povere: McTominay ha nascosto la sfera e la visuale al portiere, mentre Raspadori l’ha infilata nell’angolo. È un lampo di genio in un momento cruciale, frutto di allenamento e fiducia nel compagno. Anche tatticamente Conte può gioire: quella punizione mortifera è la sua firma, uno scheme delle mani.


Gli uomini chiave del match



Giacomo Raspadori: l’uomo della partita, il cui gol su punizione vale tre punti. Senza timori ha preso il pallone al limite e lo ha piazzato con il solito sinistro. “La punizione di Raspadori per stendere un ottimo Lecce”, recita la cronaca. Inoltre, la sua volontà non si ferma al gol: negli ultimi attimi la traversa colpita dalla sua deviazione riflette la rincorsa di McTominay Raspadori è tornato protagonista nel momento del bisogno e, come ha confessato lui stesso, i calcoli riguardo allo scudetto “lo stiamo costruendo un pezzetto alla volta”, evidenziando il suo spirito di pazienza e fame di gloria.


Scott McTominay:



il motore di centrocampo, sempre pronto allo sfondamento fisico. La sua presenza si sente anche in attacco: al 42’ del primo tempo l’ultimo passaggio è proprio il suo (una grande giocata centrale) per Raspadori In più è l’artefice della punizione vincente, nascondendo il suo compagno sul pallone e creando scompiglio nella difesa del Lecce. Un colpo di genio a favore azzurro. In poche settimane è diventato un uomo determinante come evidenzia Benitez: “un McTominay che sta diventando determinante”


Alex Meret:



il muro sotto porta. Sempre attento a ogni pallone alto, al 52’ vola letteralmente a deviare in angolo un bolide scagliato da Helgason guadagnando minuti preziosi. Anche psicologicamente dà sicurezza ai compagni: sa che in qualunque parata rischiosa c’è lui pronto a togliere le castagne dal fuoco. La sua fiducia non vacilla, ed è tra i protagonisti di un reparto bunker.


Amir Rrahmani:



il pilastro difensivo, presente e forte in ogni azione. Il suo apporto è sia fisico che mentale: con marcature precise e uscita palla al piede tiene insieme la difesa. E la sua voce dello spogliatoio conta: “Parte tutto dal lavoro che fa tutta la squadra”, ha ricordato ai microfoni di DAZN. I suoi compagni lo seguono, e questa fiducia è uno dei segreti di una retroguardia compatta.


 Matías Olivera:



l’adattamento perfetto. Spostare il terzino sinistro (abituato a salire) come centrale è stata scelta audace di Conte, ma Olivera è stato all’altezza. Ha rinunciato allo spunto offensivo per mantenere la posizione, disponendosi come terzo centrale aggiunto. La sua duttilità e senso tattico hanno permesso di non sbandare neppure quando c’era da coprire spazi più centrali.


Leonardo Spinazzola:



veterano di mille battaglie, dà copertura e attenzione. In questo frangente la sua prudenza è stata premiata: sulla traversa colpita da Gaspar è stato il suo corpo a deviare il pallone, e il var l’ha giudicato involontario Il brivido c’è stato, ma Spinazzola è rimasto sempre vigile e concentrato. La sua esperienza a sinistra ha chiuso molti varchi e garantito un equilibrio essenziale.


Il percorso stagionale e il tricolore nel cuore



Questo successo si inserisce nel grande cammino del Napoli, capace finora di superare tutte le curve della stagione. La squadra ha saputo rialzarsi dopo qualche inciampo (compreso un periodo difficile a dicembre), mai mollare la vetta e anzi riprendere il largo dopo i passi falsi dei rivali. I numeri in classifica (il +6 sull’Inter conferma la leadership) dicono quanto sia consistente il lavoro fatto finora. Ma più dei numeri c’è di mezzo l’orgoglio napoletano: lo scudetto conquistato nel 2023 è stato un urlo dopo 33 anni di attesa, un liberatorio abbraccio della città, e ora il secondo tricolore in tre anni assumerebbe le fattezze di un’autentica rinascita collettiva.


La stagione è stata attraversata da momenti di grande pathos: dall’assenza per lutto (il minuto di silenzio all’inizio) al sostegno dello stadio contro ogni avversità, fino alle lacrime di alcuni giocatori che capivano la portata del risultato. Tutto questo conferisce al titolo un significato profondo: non è solo l’ennesimo titolo sportivo, ma il simbolo della resilienza partenopea, la testimonianza che questa squadra (e questa gente) merita ancora di stare nell’Olimpo del calcio. Come ha detto in campo lo stesso Raspadori dopo il gol, il Napoli sta costruendo tutto “un pezzetto alla volta” ed è proprio la somma di questi pezzetti a far brillare il sogno scudetto.


Lo scontro titanico con l’Inter



Gli occhi di tutta Italia erano puntati anche sull’Inter, come controparte di questa lotta. Il vantaggio a +6 sul mercato regala ossigeno, ma Napoli sa bene che la capolista dovrà difendere fino all’ultimo respiro. La rivalità con i nerazzurri è ormai un classico di alta classifica: ogni vittoria dell’una significa smacco per l’altra. Nel passato recente Conte (ex Inter) e i suoi già avevano fermato i milanesi; in questa stagione chiudere così il girone di andata con un piccolo strappo significa lanciare un messaggio al campionato. Se Inter sbaglia, il Napoli deve saper approfittare – ed è esattamente quello che sta succedendo.

Immaginarsi il terzo titolo di fila in fondo all’anno sembra utopistico, ma la storia dimostra che l’inseguimento è ancora tutto vivo. Per adesso, il +6 è uno strappo di orgoglio nerazzurro frenato sul nascere; serve ancora concentrazione, perché ogni punto prossimo – contro avversari che lotteranno come fosse l’ultima giornata – sarà fondamentale. Giocare con la testa libera come oggi contro il Lecce dà consapevolezza: nonostante i limiti tecnici o fisici della giornata, il Napoli non si è mai perso d’animo.


Un bis in tre anni: la speranza di Napoli



Riuscire a vincere due scudetti in tre anni consegnerebbe il Napoli a una dimensione quasi leggendaria, accostandolo ai cicli storici. Dopo i gloriosi anni di Maradona, ecco una nuova piccola dinastia: questo bis significherebbe un cambiamento culturale, la conferma che per gli azzurri si può competere sistematicamente ad alti livelli. Sarebbe anche un segnale forte contro chi continua a sminuire la nostra impresa, perché mantenere il vertice è sempre più difficile che conquistarne il primo applauso.


Ma il valore è anche umano: darebbe continuità ai sogni della città, soprattutto dopo le tribolazioni che abbiamo attraversato negli ultimi tempi. Ogni tifoso napoletano sente le mani già sul tricolore, nonostante manchino ancora punti e giornate. Quel che conterà sarà non pensare troppo al risultato finale fino all’ultima giornata, ma continuare a camminare passo dopo passo, come dice Raspadori.


Pensiero finale di fede, speranza e orgoglio







In queste ore tra coppe e campionato, il cuore di chi tifa Napoli batte più forte del solito. Non è solo l’adrenalina della vittoria a Lecce: è la consapevolezza che questo Napoli di operai con la sciarpa azzurra può davvero far sognare. I tifosi contano le ore al prossimo incontro, allo stesso modo in cui il Vesuvio tocca ancora il cielo quando i suoi figli ne hanno bisogno. Ogni centimetro di campo calcato da Conte e dai suoi regala attaccamento alla maglia: vediamo i polmoni gonfiarsi, la determinazione negli occhi, e pensiamo al grande giorno.
Le prossime settimane saranno un susseguirsi di nervi saldi e incroci di dita, perché la matematica non regala nulla. Ma se restiamo uniti, sosteniamo questi ragazzi e ci crediamo davvero, allora già possiamo sentirne il rumore, quel silenzioso suono del tricolore che si sventola dai Quartieri Spagnoli alla Riviera di Chiaia. Come un votivo, come un’assenza sensibile che verrà colmata dal nostro coro Forza Napoli. Questo scudetto sa di cuore, lo abbiamo nel sangue: e finché ci sarà fede non dovremo temere nulla.

Forza Napoli, sempre e comunque!!!!

 
 
 

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