🔥 Osimhen, Il Centravanti Che Ha Bruciato Il Suo Regno
- Rosario Caracciolo
- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min

C’era una volta Victor Osimhen, accolto come un re, partito come un fuggitivo. Arrivò a Napoli il 30 luglio 2020, voluto a tutti i costi da Gennaro Gattuso. I primi passi furono incerti, tra espulsioni e infortuni, ma il talento c’era. Nel secondo anno esplose: 18 reti, velocità devastante, e il pubblico che lo amava. Il terzo fu leggenda: 33 anni dopo, con 31 gol, trascinò il Napoli al terzo Scudetto. Capocannoniere, miglior attaccante, Pallone d’Oro africano. Un Dio al centro del tempio.

Poi, la caduta. Nella stagione 2023-24, tra infortuni e malumori, chiuse con 17 reti, ma anche con un rinnovo monstre da 10 milioni l’anno. Un patto milionario che però non ha portato serenità. Anzi, è solo l’inizio della guerra fredda. L’estate post-scudetto era il momento ideale per venderlo, col Paris Saint-Germain pronto all’affondo. Ma Aurelio De Laurentiis, ingolosito da cifre da capogiro, sbagliò strategia. Parlò del "duecentino", ma restò col cerino in mano.

E oggi siamo alla farsa. Niente Premier League, niente big. Solo l’Al Hilal, rifiutato. Poi l’esilio turco, voluto a tutti i costi da lui pur di non rivedere l’azzurro. Un certificato medico parla di “forte esaurimento nervoso”. E nel frattempo, Antonio Conte lo esclude pubblicamente dai suoi piani. Il Galatasaray chiede sconti. De Laurentiis rilancia con clausole, percentuali, e condizioni precise. Il club turco sembra coprire una trattativa parallela, forse già scritta, ma che non decolla.
✍️ IL GIORNALISTA TIFOSO: CARACCIOLO ROSARIO

"Victor Osimhen è stato un eroe, ma ha scelto di diventare un caso umano. Oggi rappresenta un problema tecnico, emotivo, mediatico. E soprattutto, un disonore per il popolo che lo ha osannato. Ha preferito il silenzio, la fuga, l’ombra. Mai un messaggio, una parola per chi gli ha donato la gloria. Ha scelto il suo ego. E in cambio ha ottenuto l’oblio.
La sua ostentazione è offensiva. La sua fuga da Napoli è l’atto finale di un tradimento consumato lentamente. Ha sputato nel piatto dove è diventato leggenda. E oggi quella maglia azzurra, che ha reso la sua faccia un’icona nel mondo, viene da lui ignorata, calpestata, rifiutata. Peggio ancora: è diventata per lui un peso. Un’infamia.
Ma sappia Victor che Napoli non dimentica. Qui non si chiedeva fedeltà eterna. Solo rispetto. Solo un briciolo di gratitudine. Non è mai arrivato. Né da lui, né da un entourage impreparato, presuntuoso, fuori dal mondo.
Il tempo è finito. E la sigaretta metaforica che si ostina a fumare, senza capirne l’amaro gusto, sta per spegnersi. Non lasciamoci più intossicare dal veleno del rancore. Si chiuda questa vicenda. Si cancelli questo nome da ogni angolo di Fuorigrotta. E si volti pagina.
Forza Napoli. E basta con gli ingrati. Qui si tifa chi lotta. Chi ama. Chi resta. Non chi fugge."

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