🔥 Eppure Comanda Ancora Napoli!
- Rosario Caracciolo
- 5 lug
- Tempo di lettura: 4 min
L'Editoriale de Il Giornalista Tifoso

Il campionato 2024-25 è passato agli archivi con un verdetto che ha il sapore dell’epopea: il Napoli ha conquistato il quarto Scudetto della sua storia. Un capolavoro costruito con intelligenza, forza, progettualità e una leadership solida, in controtendenza con lo sfacelo delle cosiddette “grandi” del nord. Una narrazione completamente ribaltata, rispetto a ciò che la stampa settentrionale aveva provato a imporre per mesi.
C’è una frase, attribuita spesso a José Mourinho, che oggi sembra scolpita nel marmo: "I miei detrattori parlano, ma alla fine è il campo a decidere". Il campo, appunto. E il campo ha detto che la tanto osannata Inter, che ha dominato mediaticamente per mesi, non ha alzato neppure una coppa. Zero titoli! Quattro (se non cinque) squadre a disposizione, uno squadrone da sogno, eppure il nulla. Crisi societaria evidente, fratture interne, incertezze sul futuro. Altro che “triplete”: il sogno si è trasformato in un incubo in diretta TV. E ora tocca pure sentirsi dire che Bonny è un fuoriclasse. Ma per favore…

Milan e Juventus? Meglio stendere un velo pietoso. I sogni di mercato cozzano contro realtà economiche impietose, dirigenti sprovveduti e società senza identità. Non è un caso se il Napoli oggi guida anche il calciomercato con l’autorevolezza di chi detta legge, mentre le “tre sorelle” fanno i conti con la loro fine silenziosa, logorate dal loro stesso modo d’essere.
E infatti basta un nome per mandare in crisi le rotative: Kevin De Bruyne. Altro che “a svernare”. È venuto a portare calcio, cultura e prestigio internazionale. Basta un altro nome – Modric – per far impazzire le penne milanesi e torinesi, che ora lo esatano, apostofandolo “insegnate di calcio” Basta davvero poco a far tornare il sorriso sulla bocca degli stolti!!!
Ma il capolavoro non si è fermato al campo. Ricordate la famosa festa sul lungomare, con l’autobus scoperto e un popolo in festa? Napoli ha dato una lezione di civiltà. Di eleganza. Di passione pura. E chi l’aveva definita “piazza ingestibile”, oggi tace. Anzi, si contorce, perché Antonio Conte è rimasto. E non solo è rimasto: ha chiesto garanzie, e Aurelio De Laurentiis gliele ha date.

Chi sognava il caos, chi aveva già scritto l’addio di Conte, chi parlava di smantellamento... ha sbagliato tutto. Anche perché, mentre Michele Criscitiello, Tancredi Palmeri, Chirico, Zuliani, Ravezzani, Oppini, Crudeli, Biasin, Tramontano, Ordine e tanti altri raccontavano la favola al contrario, il Napoli lavorava in silenzio. Una vera valle di lacrime quella della stampa nordista, costretta oggi ad ammettere che la società partenopea è un modello. Senza fondi esteri, senza proprietà ombra, senza debiti impazziti.
E ora? Ora si costruisce il Napoli del Centenario. Con Antonio Conte ancora al timone, il mercato ha preso forma: già ingaggiati Kevin De Bruyne e il giovane centrale Luca Marinucci dall’Empoli, il club è vicinissimo a chiudere per Sam Beukema dal Bologna e Noa Lang dal PSV. Entrambi faranno le visite mediche a inizio settimana. In arrivo anche un portiere (si tratta Milinkovic-Savic), un terzino destro (Juanlu Sanchez del Siviglia), due esterni (oltre a Lang, c'è anche Dan Ndoye, e attenzione alla suggestione Federico Chiesa), e un paio d’attaccanti, con Darwin Núñez e Lorenzo Lucca nel mirino.

E Victor Osimhen? La situazione è grottesca. Il suo comportamento è ormai inqualificabile. Dopo esser stato rilanciato proprio da Napoli, oggi tratta il club come zavorra. Ha una clausola da 75 milioni, fondamentale per rifondare l’attacco, ma si rifiuta di accettare l’offerta araba da 40 milioni l’anno. Vuole la Premier, dice. Intanto blocca il mercato. Se dovesse presentarsi al ritiro, sarà un danno, non un valore aggiunto.
E attenzione anche agli altri in uscita: Simeone, Ngonge, Scuffet, Okafor, Billing, Lindstrom, Cajuste, Zerbin, Mazzocchi e Raspadori. Conte ha chiesto una rosa da 22 titolari. E li vuole veri, pronti, affamati. Il Napoli 2025/26, a differenza degli altri, non parte per partecipare. Parte per vincere. E non solo in Champions League, ma anche in Supercoppa Italiana e Coppa Italia.
🖊️Pensiero finale de IL GIORNALISTA TIFOSO
Lo so, qualcuno leggendo dirà che è retorica, che è propaganda da tifosi. E sapete che vi dico? È vero. Ma questa è la propaganda della verità, la voce di chi da anni si vede raccontare un calcio che non esiste. Un calcio scritto a Milano e Torino, ma giocato a Napoli. Questa è la rivincita di una squadra e di un popolo. Di una città che ha smesso di svendere i suoi sogni per far contenti gli altri.

E oggi è giusto che siano gli altri a inseguire. È giusto che Giovanni Manna, criticato ancora prima di iniziare, venga applaudito per il lavoro certosino, silenzioso, potente. È giusto che Antonio Conte, un vincente vero, sia il simbolo della rinascita di un’intera società. È giusto che il popolo azzurro pretenda rispetto. Perché Napoli non è un passaggio. È una destinazione. E chi viene qui deve sapere che c’è da dare l’anima, non venire a fare l’ospite.
Ora i detrattori tremano. Perché sanno che il Vesuvio si è svegliato. E quando esplode, non lascia scampo.
Forza Napoli sempre, fratm. E ricorda: a Napoli si nasce, ma anche chi arriva può diventare eterno.

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